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Il mio rapporto medico con questa gravidanza è prevalentemente evitante.
Qualche giorno fa sono andata alla visita di controllo: il ginecologo mi ha fatto la ramanzina (come al solito) perché mi vede un po’ troppo naif.
Alla fine è sempre tutto a posto anche se il collo dell’utero è già accorciato e la testa incanalata.
Quindi LUI sembra già prontissimo ad uscire.
“Faccia attenzione, non si strapazzi troppo, cerchi di arrivare almeno a 37 settimane” mi dicono ostetrica e ginecologo, ormai rassegnati.
Che poi quel margine che c’è tra il “non si deve preoccupare è tutto a posto” e “non si strapazzi troppo” non l’ho mai capito.
La cullina di vimini è già pronta, i lenzuolini, i body (ma quanto sono piccoli?) anche.
A parte i regali di Ero Lucy (grazie!), mia zia (fantastica!), e poco altro, è tutto riciclato.
Per adesso userò due passeggini, poi vedrò se organizzarmi con uno doppio.
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Thiago parla del suo fratellino, abbraccia la pancia, quando mangia i biscotti me ne infila sempre uno sotto la maglia per darlo anche a lui.
Il mio ombelico è ormai un proiettile puntato contro il mondo e secondo Thiago è suo fratello che ci comunica che vuole uscire.
Praticamente è tutto pronto, forse l’unica che non è così pronta sono io.
E nemmeno il mio compagno, visto che l’altro giorno mentre parlavamo su FaceTime vedendo la pancia ha esclamato: “Ah che bella la pancia, ogni tanto mi dimentico che sei incinta!”
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