Ho allattato Thiago per diciotto mesi e sto allattando Leon da due.

Mi piace allattare ma non sono una talebana del latte materno: se io non ci sono e il latte tirato non è sufficiente in dispensa c’è una bella confezione di latte artificiale, da usare in caso di necessità.
Un grande vantaggio dell’allattamento al seno è che quando sei in giro non rischi di dimenticarti a casa il necessario.
E io ho allattato un po’ ovunque: in spiaggia, al ristorante, sull’aereo, per strada.
Nessuno mi ha mai detto nulla.

Solo in Messico, in un ristorante è arrivato un cameriere che prima mi ha buttato un telo addosso – e io che stavo per dirgli “grazie, ma non ho freddo” – poi ha aggiunto che se volevo allattare dovevo coprirmi, perché non era buon gusto mostrare le tette.

È davvero un gesto che può infastidire l’allattamento in pubblico?

Oggi, 4 ottobre, in numerose piazze italiane, si è svolto un flash mob per sensibilizzare la cultura e l’importanza dell’allattamento.
E su Facebook ho letto dei commenti allucinanti sulla questione “mamma che allatta nei luoghi pubblici”: chi gridava allo scandalo, chi accusava le mamme di esibizionismo ed egocentrismo e via dicendo.
I giudizi più infelici e feroci venivano ovviamente dalle donne.

A parte che un bambino quando ha fame ha fame, non è come un adulto che può aspettare.
Un bambino quando ha fame deve mangiare e se è allattato al seno la mamma deve dargli da mangiare e stop.
A parte che non comprendo quale ancestrale fobia possa evocare un neonato attaccato al seno.

Ma dopo tutto questo livore penso che più che un flash mob per l’allattamento ne servirebbe uno per sensibilizzare la solidarietà tra donne, per ricordare che le critiche gratuite inquinano le persone e che tagliando le teste degli altri non si diventa più alti.